E’ una terra piena di contrasti quella di Volterra, nei secoli la terra friabile ed argillosa ha lasciato ferite profonde chiamate Balze che regalano al territorio colori che vanno dal giallo ocra al grigio della pietra più dura (il panchino) con cui si è edificata l’antica città. Su questa terra l’uomo ha costruito la sua storia, una grande storia, addirittura antecedente agli Etruschi e ai Romani. I primi insediamenti risalgono al 3000 a. C.. Poi nel VII secolo nasce Velathri, una delle dodici città più importanti della lega etrusca. Città con una cinta muraria di sette chilometri, in parte ancora visibile. Basta guardare con attenzione La Porta dell’Arco per capire la potenza di Volterra etrusca. Straordinario il Museo Guarnacci, una tra i più importanti musei etruschi del mondo, donato dal Letterato e Archeologo Mario Guarnacci alla sua città. Nel 260 a.C. la città si sottomise ai Romani e la testimonianza più importante è il teatro nell’area di Vallebona, portato alla luce negli anni ’50 e fatto risalire al I sec. d.C..
Nella seconda metà del XII sec. Volterra si costituisce in libero Comune, testimonianza questa delle continue lotte tra potere comunale e poter edei vescovi. Nasce Piazza dei Priori, tra le più belle d’Italia, con il suo imponente Palazzo dei Priori che attualmente è il più antico palazzo comunale di Toscana e sede del Municipio. Il Duomo di Volterra di pianta ottagonale della prima metà del ‘200, racchiude in se la fonte battesimale di Andrea Sansovino risalente al 1500 ci riporta alla data cruciale del 1472 con il “sacco fiorentino” dove Volterra fu sconfitta da Firenze che impose il suo dominio. Nei tre anni successivi Lorenzo il Magnifico fece ingrandire la fortezza del 1300 per avere un maggior controllo sulla città e sul territorio senese. Dal 1500 Volterra vive un periodo di grande espansione a livello artistico per l’abbellimento di chiese, musei e case. Vero gioiello all’occhiello la Pinacoteca di Palazzo Minucci Solaini, attribuito al Sangallo. Altrettanto straordinaria la raccolta pittorica con opere di Luca Signorelli, il Ghirlandaio e Giovan Battista di Jacopo detto il Rosso Fiorentino. Tra il ‘700 e l’800 la città si arricchisce con l’alabastro e la sua lavorazione. Città ricca di cultura anche contemporanea, amata dai più grandi scrittori della nostra epoca come Gabriele D’Annunzio che la defini così:” Dall’alto del suo colle, l’aria l’avvolge sempre e fa “di lei” una città di vento…”. A Volterra dedicò anche un sonetto de “Le città del silenzio” e vi ambientò il romanzo “Forse che sì forse che no”.